La questione morale

Dunque, avere degli animali e privarli della possibilità di vivere nel loro stato naturale è, per chi ama la natura, un compromesso morale. Non parliamo poi di pratiche comuni e barbare come la castrazione di un animale da compagnia perché altrimenti ci da fastidio, per fortuna non sentiremo mai di pesci castrati, o di pesci toelettati e profumati forzatamente (immaginiamo il naso di un cane alle prese con un aroma talmente forte da essere percepito da noi, olfattivamente così inferiori). Sappiamo invece di incroci forzati, iniezioni di coloranti e condizioni di vita disastrose per ospiti acquatici che solo infine al negozio possiamo vedere.

Si potrebbe dire che quelli che acquistiamo nascono in cattività e quindi... In realtà quando troviamo gli animali in un negozio e li acquistiamo, alimentiamo un commercio che spesso sopprime gli esemplari non vendibili valutati in base a criteri antropocentrici o a volte sostenendo condizioni di allevamento impietose. Ci sono specie invece che non sono allevate e basta, quindi se le vediamo sono di sicura cattura, almeno fino a nuove notizie.

Poi ci sono animali acquatici che non staranno mai bene, che a differenza di altri non troveranno mai "pace" in una vasca casalinga e non c'è niente da fare, a parte una cosa: sapere.

Conoscere cosa ci accingiamo a comprare e mettere insieme in un ambiente ristretto è il minimo che dobbiamo a questi animali che vogliamo accanto a noi. E' pur sempre una costrizione, anche solo fisica, non dimentichiamolo, lo spazio è quello che è e anche se sostanzialmente perfetto per una specie in quanto a condizioni chimiche può non esserlo per condizioni territoriali.

Mettiamo in conto anche che molte delle specie di cattura (contrariamente da quanto si dice) muoiono in gran numero durante il viaggio per arrivare a noi, dove magari finiscono con le loro malattie date da stress tra pesci originariamente sani.

Insomma, al di là di questa ultima considerazione egoistica, è una scelta morale anche l'acquario e non solo il pappagallo sul trespolo o l'iguana nella teca. 

Il male minore

Quindi, da una parte c'è la nostra scelta per la presenza di una animale che scegliamo e dall'altra la salute di quest'ultimo. Con l'acquario c'è una piccola fortuna. Se operiamo le scelte giuste, i pesci (e magari anche i crostacei, i gasteropodi e le piante) potrebbero pure stare benino, diciamo, eh sì. Ossia l'acquario è un ambiente fisicamente limitato e chiaramente non è né un fiume, né un lago né tanto meno un mare dove animali acquatici vivono. Tuttavia ci sono all'interno di queste grandi "megalopoli" di vita, piccole case e condomini, passioni, generazioni, scontri e caratteri a confronto. Quindi se sapremo scegliere con intelligenza e non imbastiremo un acquario per pesci abituati a percorrere grandi distanze e spazi o che crescano oltre una certa misura, ma, la nostra scelta cadrà su specie per lo più abituate ad occupare un piccolo territorio intorno alla propria tana, che si accontentino e si sentano sicure dei nascondigli che forniamo loro o che in natura, vivano già in origine in piccoli specchi d'acqua, potremmo provare a far assomigliare il tutto a qualcosa di simile alla loro "casa".
Non vi riusciremo mai completamente ma porterà del bene ai nostri ospiti che magari vedremo salubremente attivi e prolifici. Prendiamo il Betta Splendens, livrea tra le più belle del mondo e vive in paludi, risaie, acque ferme poco ossigenate con la capacità di respirare in parte ossigeno atmosferico (ma non costringiamolo a farlo) o i Colisa, livrea arancio-rosso-cobalto, con la stessa capacità, poche esigenze e molto robusti. Infine i variopinti piccoli Killifish di cui alcune specie vivono in pozze provvisorie (!). Sono solo alcuni esempi. Insomma, se cerchiamo potremo trovare quello che ci aggrada e che può stare meglio per grandezza di vasca e impegno da profondere.

Quì sotto un esempio molto eloquente, i Killifish che nascono vivono e muoiono in pozze pluviali e rivoli delle foreste. Questo per far capire che se saremo sensibili, facendo una metafora,  non stringeremo per forza un leone in gabbia.