Le caridine, lavoratrici indefesse       (nella foto una delle mie)

Qui parlo di una specie poco selezionata, la caridina multidentata (o caridina japonica) che in origine vive nelle risaie orientali, e proprio da Takashi Amano, un giapponese guru dell'acquariofilia, è stata introdotta con grande successo. Tra le caridine (crostacei decapodi, con 10 zampe) è la più grande, fino a 5 cm. ed è dotata di un certo caratterino. Le Neo-caridine invece sono generalmente piccole e se ne possono trovare di molti colori ma sono meno in grado di difendersi da pesci curiosi e hanno capacità di mangia alghe minore. La Multidentata invece è la specie che conosco e posseggo ancora oggi e apprezzo con simpatia. E' la specie che forse aiuta di più nella pulizia dell'acquario. La difficoltà di mantenimento di questa specie animale è molto bassa, ossia se ci muore anche la caridina, probabilmente abbiamo la "morte nelle mani" perché sono molto robuste e tolleranti. E' stato il mio primo ospite, proprio perché vengono immesse come pioniere dell'acquario appena maturo ed è una bellezza quando dopo pochi secondi iniziano a "pinzettare" ogni cosa, freneticamente. Raramente le vedrete con quelle loro piccole chele in resta, puliranno e cercheranno cibo dal fondo sino alla superficie, attaccate alle piante galleggianti o agli accessori. Camminano, scattano e "svolazzano", si infilano negli anfratti e spuntano con le loro antennine. Hanno l'abitudine di rubare un pezzettino di cibo e appartarsi al riparo da sguardi indiscreti s'una pianta o una roccia dove potranno sminuzzare in pace il loro bottino. Bisogna tenerlo presente poiché questa abitudine priva gli altri ospiti di una parte di cibo. Le femmine (in età adulta più grandi), pare, siano riconoscibili da un andamento a "trattini" della puntinatura sul carapace e lungo l'addome mentre per i maschi la pigmentazione dovrebbe risultare effettivamente a puntini. Vi potrà capitare che le femmine si riempiano di piccole uova, tra un pleopode e l'altro. Dovrebbero presentarsi biancastre, poi verdastre e poi di nuovo più chiare, nel tempo. Purtroppo avrebbero bisogno per schiudersi di un'acqua leggermente salmastra e se la femmina rilascia le uova naturalmente, cosa che può non fare o non essere notata, i piccoli esserini quasi invisibili che compaiono, dovrebbero essere tenuti in un acquario a parte, ossigenato, nutriti con quella che chiamano "acqua verde" (di cui potete leggere in rete) mentre si mantiene un livello alto d'igiene. Insomma, un lavoraccio, contando che il tutto deve andare avanti per qualche mese prima di rimetterli in acquario, sopratutto se di comunità. Le caridine infatti non sono estranee al cannibalismo. La loro caratteristica di pulitrici, è utile anche quando un pesce muore e non è troppo grosso. Buona norma sarebbe rimuovere subito il cadavere ma le caridine possono aiutare a risolvere il problema. Mangiano sia alghe, la loro dieta principale, sia cibo vario per pesci. Non dimentichiamo che l'acqua deve avere una "durezza" almeno normale poiché la formazione dell'esoscheletro e le mute ne necessitano per formazione. La temperatura è forse l'altra importante caratteristica, non è il caso di superare i 25° anche se in estate le mie hanno dovuto sopportare anche i 29-30 e ce l'hanno fatta ma si tratta di estremi pericolosi.

 


 

Neo caridina "Sakura"                         (nella foto una delle mie)

Una bella fetta di neocaridine colorate fanno parte della varietà Neocaridina Heteropoda (o denticulata) proveniente guarda un po' dalla generosa Asia che ha dato luogo a linee di esemplari di diversi colori. In questo caso la Sakura, come dice il nome in giapponese, ciliegia, è rossa di un rosso intenso ed uniforme, a differenza della meno costosa sorella Red Cherry, sempre ciliegia, la quale mostra un rosso più punteggiato e meno affascinante. Le dimensioni sono sempre piccole, grandissima differenza con le cuginone Japonica dette sopra (Japonica, Amano, multidentata che dir si voglia), queste neocaridine sono max 2,5 cm o 3,5 ma sono di tanti colori e si riproducono per piccoli formati invece di uova che poi si schiudono e danno luogo a larve difficili da nutrire. Morale, se si vuole moltiplicare delle caridine è questa una buona scelta, la Heteropoda nelle sue varietà, Red cherry, Wild (che non so com'é ma immagino con colorazione vicina all'origine naturale), Rosé, Gialla, Sakura, Verde, Okayama, e altre probabili mentre leggo dal sito www.acquaexperience.it che le verianti vendute come "Blue pearl" e "White pearl" non sono esemplari di Neocaridina heteropoda, bensì di una specie affine, Neocaridina zhangjiajiensis. Diciamo che sono sensibili alle fertilizzazioni in vasca, che sono vulnerabili, per le loro dimensioni, se a contatto con pesci pericolosi per loro (Anabantidi, Botia, Caracidi robusti, Ciclidi e buonsenso proseguendo). Personalmente le tengo insieme a mega-caridine Japoniche senza problemi ma le voci di sfortunate predazioni sono molte. Per l'acqua l'Heteropoda è comoda, si parla di Ph 6,5 fino a 7.5 circa, direi una bellezza. Il Kh ci dev'essere, come comprensibile, per tutti i gamberetti del resto. La temperatura è anch'essa comoda, da 18 a 28 gradi mentre per il cibo è di manica larga ma i colori degli esemplari che avremo saranno migliori con cibo dedicato e vegetali tipo muschi, riccia e Cladophora disponibili, molto graditi e ricchi di prelibatezze per le nostre amiche. Bene spirulina e vegetali sbollentati, in particolare carote. Le femmine sono un po' più grosse e hanno un corpo più tondeggiante nella parte inferiore (ove accoglieranno le uova che muteranno in piccoli) e il ciclo vitale della specie si compie un un paio d'anni massimo solitamente, tuttavia sono molto prolifiche, e dopo poco più di un mese dalla comparsa delle uova sotto la femmina, piccoli già formati ed autonomi si allontanano dalla madre.